Lettera a Lello Abete in occasione di questo Natale
di francesco de rosa |
Caro Lello, ti scrivo in occasione di una festa che avrebbe dovuto convertire, per chi crede in Dio, gli esseri umani già duemila anni fa. Persino i laici vivono questi giorni avvolti da un alone di mistero. E invece, da duemila anni vediamo sempre le stesse “schifezze” sotto il cielo di questo mondo. E a compiere tali schifezze sono quegli stessi umani che dicono e scrivono di amare così tanto il prossimo, la verità, l’onestà, il rispetto per gli altri da spenderci la propria vita. E se c’è un luogo ed un “mestiere” che insegna a dire il falso questo è proprio della politica. Nulla di personale contro di te del quale, come sai, ho sempre apprezzato le qualità umane, la mitezza, il garbo senza che questo abbia mai rappresentato una mia adesione al tuo progetto politico che nel 2014, alla tua prima elezione, nacque persino in “mari” ben distanti dai miei.
Come ben sai, la mia lotta contro il malaffare e i tangentisti di ogni risma, a Sant’Anastasia come altrove, mi ha portato a fare scelte di vita chiare ed inequivocabili di cui ti ho parlato più volte in questi anni. E ogni mia scelta è stata fatta non per avere un mio privilegio successivo da chicchessia. Né di chiedere incarichi o un posto di lavoro a chi ha potuto trarre vantaggio, in politica, dalla mia dichiarata, concreta e totale lotta al malaffare, alle raccomandazioni, alle clientele che, ahimè, in politica sono diffuse e radicate in ogni partito ed in qualsiasi schieramento. Io, al contrario, ho fatto scelte opposte per conservare sempre la mia più totale libertà e combattere a Sant’Anastasia, come altrove, ogni tangentista, conclamato o mascherato che sia, ogni clan, ogni lobby politica, ogni setta sociale, economica o pseudo culturale.
Così mentre per gli anastasiani la stagione delle tangenti sembrava essere finita, fermatasi alla vergogna dell’ormai lontano eppure ancora vicinissimo 14 dicembre 2013, erano in molti a pensare che storie come quella, a Sant’Anastasia, non si sarebbero più ripetute nonostante il clan che vive e i tremila voti e passa raccolti alle ultime elezioni di maggio per uno che resterà sempre il protagonista assoluto di quella brutta storia di tangenti. Gli anastasiani avevano creduto che brutte storie così sarebbero state alle spalle e lo scorso maggio avevano voluto votare, per dare un segnale forte, il PD, Gifuni o il tuo schieramento, proprio per lasciarsi quella storia di tangenti alle spalle. La tua pubblica presa di distanza dal mondo che ti aveva originato politicamente nel corso del primo mandato aveva persino fatto minimizzare quel bruttissimo gesto compiuto anche da te il giorno in cui diventasti sindaco per la prima volta nel 2014 e andasti con un’auto dei vigili urbani e tutto il tuo corteo festante sotto l’abitazione del candidato sindaco del PD Antonio De Simone, persona perbene che dovette sopportare finanche gli insulti fatti alla moglie che nulla c’entrava nello squallore di quella politica locale. Ma, a metà di quel tuo primo mandato, furono in molti a vederti con una luce diversa. Avevi avuto il coraggio di uscire dal clan che ti aveva generato, che aveva contribuito in maniera determinante alla tua elezione e messo al posto che era stato di tuo zio, già sindaco, fermato perché arrestato con tangenti nella sua auto. Avevi preso le distanze da quella storia e dal suo modo di fare. Ti ribellasti a quel copione e, nel bene e nel male, accettasti le conseguenze. Cambiasti un clima in città che era di scontro ed insulti contro gli avversari per farlo ritornare più normale e di maggior rispetto verso gli altri. Sembrava una bella storia e in questa nuova narrazione politica ti aiutava anche la vera e bella storia umana della tua famiglia, che non è mai stata di tangentisti o delinquenti ma di persone perbene. Solo così si può spiegare il clima di aggregazione che si era creato a maggio scorso quando molte persone che non ti riconoscevano particolari doti amministrative si convinsero a convergere su di te e a candidarsi per sostenere un progetto di legalità in una delle sette liste dentro le quali (come nelle liste degli altri candidati a sindaco) c’erano moltissime persone perbene. Da loro e da molti altri, che pur non avendo mai avuto a che fare con la politica, fosti visto come l’argine alle tangenti e ai tangentisti, una persona mite che viveva la vita normale di una famiglia con tua moglie, tuo figlio, tua madre a cui va, in questo momento, il mio abbraccio immaginando quale sofferenza essi stanno subendo in questi giorni.
Del resto, per tornare alla politica locale, di Carmine Capuano o Mauro Beneduce, di Paolo Esposito o dei più giovani Alfonso Di Fraia, Bruno e Rossella Beneduce, Mariano Caserta, Filippo Guadagni, Luigi Corcione, Rosaria Fornaro, Gianni Rea, Giuseppe Manfellotto, Giulia Raia, Giuseppe Di Marzo, Ines Barone, Pasquale D’Ascia, Grazia Tatarella, Benedetta Maiello, Franco Casagrande, Carmela Pone, Rosa Romano,Valeria Fiorillo, Vittorio Piccolo, Lina Catapano, Maddalena Scognamiglio, Vito De Lucia, Franco Rea, Ciro Curcio, Roberta Di Pascale, Marinella Panacea (e di tanti altri che mi perdoneranno se non li menziono tutti) chi mai ha potuto dire, in questi anni, che siano mai stati coinvolti in questioni di tangenti e di malaffare o siano stati servi sciocchi di qualcuno? Persone perbene che, nonostante tu venivi politicamente dalla storia e dalla “scuola” di tuo zio, loro avevano fatto quadrato attorno a te e, assieme, avevate avuto la fiducia della città appena pochi mesi fa. Per questi ed altri mille motivi la storia delle tangenti che ti ha portato in carcere la mattina del 6 dicembre scorso ha rovesciato un piano, un intero orizzonte. Ha rianimato quella fame di potere e di protagonismo anastasiano che è in ogni campo e si affianca al servilismo più smodato. Si è rovesciato, con questa brutta storia dei concorsi truccati, il modo per distinguere, più ancora del 2013, il bene dal male rischiando di far diventare il clima assurdo di questi anni, che gli anastasiani pensavano fosse alle spalle, ancora più assurdo. Così questo è diventato il momento migliore in cui il nero si è fatto bianco e il bianco si è tinto di nero senza più consentire di vedere tutte quelle sfumature (di modi di fare, di stili di vita, di valori, di percorsi e di dignità) che permangono. E ciò che Pirandello aveva reso in letteratura questa vicenda lo ha esaltato con la concreta possibilità, come puoi ben capire, che ad occuparsi di politica locale restino sempre i soliti volti, giovani (e vecchi) servi sciocchi accanto, intorno ad un padrone, opportunisti, vanagloriosi, bugiardi, quelli che fanno della politica un mestiere a vita, una confraternita civile o religiosa, quelli che “occupano” i partiti o le liste civiche da quando erano in fasce animando la stessa clientela che rimproverano ad altri perché da sempre la politica si fa solo con le clientele, quei piccoli favori, il posto in ospedale che puoi avere subito, la bolletta dell’acqua stracciata, la pensione d’invalidità che arriva molto prima del solito e con gli arretrati, la licenza edilizia favorevole, l’incarico di consulenza che puoi avere, il contributo più lauto per una compagnia teatrale o la messa in scena del solito ed identico teatro. La politica è marcia da quando nacque perché è il regno del compromesso, uno scambio di favori, un voto di scambio. Ma questo è un grande tema che tutti poi, compresa la bella società civile, fanno finta di non vedere.
Naturalmente se tu sia estraneo ai gravi fatti che leggo nelle due Ordinanze o ci sia dentro fino al collo non posso dirlo ancora né mi azzardo a fare il tuo giudice ora. Ma la fermezza che mi è propria e che metto in pratica, come sai, dapprima verso di me nella mia vita mi fa vedere le cose allo stesso modo in cui le ho viste sempre e le vedo oggi. Fosse stata anche mia madre al tuo posto ad essere coinvolta in una storia di tangenti ai concorsi pubblici. Io credo che, per esempio, come in ogni Stato di diritto, sarà un processo a dire se sei colpevole o innocente. O forse in queste settimane ci penserà il “tuo” fidato Pasquale Iorio se è vero che da collaboratore di giustizia quale sembra sia diventato si decida a dare prove, riscontri oggettivi e i nomi di tutti coloro che sono coinvolti attorno all’affare dei concorsi truccati che ha travolto anche te. Ma credo anche che, dopo le dimissioni che opportunamente, nel rispetto della città più che nel calcolo dei tuoi avvocati, andavano date così come hai fatto, chi viene coinvolto in storie così gravi ha il compito ed il dovere di smettere per sempre il suo percorso politico per non rendere vulnerabile i temi migliori e più belli che la politica deve avere. Farsi da parte per sempre era quello che suggerivo anche a tuo zio negli anni passati quando pubblicai in un libro nel 2016, tre anni dopo il suo arresto, le pagine dell’Ordinanza che lo riguardano. Ma in quel caso la sua sete di potere e di protagonismo ha prevalso e prevale ancora oggi esattamente come i suoi seguaci.
Com’era prevedibile sono stati in tanti a festeggiare la tua rovina politica di questi giorni. I giornali locali, contrariamente al 2013 quando non diedero uno straccio d’Ordinanza sulle vicende di tuo zio, si sono adoperati molto per dare i dettagli ed interi pezzi delle due Ordinanze finora fatte recapitare anche a te. Mi dicono, inoltre, che circola sul web persino qualche video di scherno ed insulti rivolti a te. Era prevedibile che tutto il marciume di chi ha marciume dentro venisse fuori ora come fosse una lezione universitaria di legalità data in un paese ancora arretrato dove tutti buttano fango addosso agli altri e si coalizzano solo per clan familiari o di interessi, per lobby o promesse, per confraternite o per investiture/privilegi dati dai padri ai figli che sono negli stessi partiti occupati negli anni passati dai loro padri, fratelli, familiari. La vendetta si è consumata contro di te e contro coloro che erano nel tuo gruppo da più parti e sarà così per tutta la campagna elettorale già iniziata che gli anastasiani, quelli estranei alle fazioni della politica locale e ai suoi livori assoluti, dovranno subire. Parleranno di legalità anche coloro che la legalità non sanno nemmeno dove abita dacché li trovi impegnati da sempre a far piaceri, clientele, raccomandazioni utili all’ottenimento di quei privilegi che passano sulle teste e i meriti degli altri. Si chiamano voti di scambio e vuoi che un giorno questo mercimonio possa finire in politica dove si scambia tutto? Vuoi che un incarico, un posto di lavoro, una nomina d’assessore, un contributo in danaro, una licenza edilizia non si chieda all’amico politico e non si ottenga solo ed esclusivamente con la politica? Potrei ricordarti i nomi, i cognomi e le vicende di tutte le storie dove è passata e passa la pratica del voto di scambio ma la storia dei concorsi truccati (come quella delle tangenti chieste alla GPN nel 2013) è un acuto ancora più alto tanto da far sembrare normalità e bazzecole le altre schifezze della politica da cui io sono stato e sono sempre e fieramente lontano.
Fossi stato al tuo posto, al di là delle tangenti di cui si legge nelle ordinanze del tuo arresto, i concorsi li avrei fatti espletare altrove per dire almeno di esser stato lontano sempre e comunque rispetto allo squallore della politica che trucca la maggior parte dei posti e dei concorsi a Sant’Anastasia come in tanti altri posti d’Italia. Ma il mio ruolo nella nostra comunità cittadina non è mai stato nella politica né mai mi sono iscritto a qualche comitato elettorale o partito. Potrei elencarti tutte le altre nefandezze della politica e del danno che le clientele e la corruzione rappresentano per le giovani generazioni. Ma è meglio fermarmi qui. Rischierei solo di seguire l’indignazione che nutro da anni, come sai, nei confronti del modo clientelare di far politica in Italia e delle sue prassi. Non mi sembra questo il tema umano da seguire in una lettera che ho deciso di scriverti nei giorni di un Natale del tutto particolare. Piuttosto. Qualora tu fossi colpevole e non avessi avuto il coraggio di ammetterlo finora sarebbe ancora più significativo per te e per tutti coloro che hanno creduto e credono in te di fare ammenda pubblica e chiedere scusa quando sentirai di farlo. Ritengo sia molto più onorevole e di gran monito se dopo aver sbagliato c’è chi ammette le proprie colpe e chiede scusa davvero a se stesso e agli altri. Mi sembra la migliore catarsi che gli esseri umani possano avere. L’unica capace di redimere davvero. Chi non può sbagliare nella vita? Se, invece, con la distrazione colpevole di chi si è fidato troppo delle persone sbagliate sei stato invischiato in questa brutta vicenda, tuo malgrado, ti auguro di conservare la forza per testimoniare e provare la tua innocenza nelle sedi opportune affinché la verità ne abbia vantaggio. E se questo non dovesse avvenire in tempi brevi mi auguro che tu non abbia d’ora in poi mai più ad investire con questa tua storia giudiziaria la politica locale a Sant’Anastasia che già deve subire chi ha fatto e farà delle sue vicende giudiziarie una vicenda pubblica e politica.
Caro Lello, saranno sicuramente giorni bui quelli trascorsi in un carcere nei giorni del Natale. Giorni che non si augurano nemmeno al peggior nemico. Auspico, per questo, che tu possa trovare in queste ore la serenità delle scelte coraggiose, i luoghi di Dio e del cuore che invitano sempre a dire e a testimoniare la verità e la giustizia anche nel caso in cui tu avessi dirette e comprovate responsabilità in questa storia di tangenti. La vita è un lampo e dentro questo lampo di luci, ombre e di mistero non ci serve nessuna ricchezza, nessun blasone, nessuna vanità, nessun incarico politico, nessuna gara. Né un’infamia né una lode. Finiremo tutti allo stesso modo. Nello stesso oblio di tutti coloro che già sono stati. Resta solo il mistero della vita che è fragile, precaria, imprevedibile e preziosa. E resta il bene che possiamo fare agli altri prima ancora che a noi stessi. Restano quei gesti d’altruismo e le testimonianze che sanno andare anche contro se stessi.
Abbiamo il compito di far capire ai nostri simili, di qualsiasi età, legame o provenienza essi siano, che è sempre un bene se ciascuno abbia ed essere il giudice più severo di se stesso e persegue l’umiltà, la saggezza, il ravvedimento. Abbiamo una responsabilità immane verso i nostri figli e verso tutti i giovani del mondo in un tempo dove tutto si giustifica, tutto sembra senza distinzione, il male uguale al bene basta che sia utile a se stessi. Dove la verità viene spesso inabissata dalla convenienza degli umani, dalla vanità, dall’ipocrisia e dalla loro furbizia. Dove se tutti rubano nessuno più è un ladro bensì tutti innocenti e, persino, tutti paladini di etica e di giustizia. Io ad un mondo così continuerò a ribellarmi. E spero che tu possa, in queste ore più che mai, sentire la voce della tua coscienza e capire quali e quanti danni le storie di tangenti come questa o quella del 2013 arrecano ad una comunità che dovrebbe perseguire solo la giustizia ed il bene di tutti e che, invece, paga solo i danni, l’ingiuria ed il livore delle fazioni che queste brutte storie vanno originando.
Auguro a te di trascorrere il Natale più vivificante, insolito, rivoluzionario e catartico della tua vita. Dacché quando la tristezza di queste ore sarà passata resteranno solo quei gesti che contano: rivoluzionari, catartici, insoliti, rari perché cercano, ad ogni costo, anche andando contro se stessi, la giustizia e la verità e fanno di ciascuno sempre, quando si ha il coraggio di compierli, persone migliori di ciò che siamo o siamo stati. Affinché si tolga alla politica, quella peggiore, il potere di corrompere tutto e tutti. Buon Natale a te!
francesco de rosa
Bellissima lettera che condivido in tutto. Anche io, come te, aspetto che il giudizio sia solo quello di un Tribunele e non di altri. Mi associo agli auguri di buon Natale per Lello Abete e nel contempo li estendo a te e alla tua famiglia. Un abbraccio
Lello Sodano