Tony Colombo, il santuario di Madonna dell’Arco, i neomelodici e la camorra
di mario iodice
Facciamo un giochino. Provate a digitare sul motore di ricerca più famoso ed usato del mondo “camorra e neomelodici” e vedrete cosa vi trova google. Decine e decine di link dove si documentano, con tanti di pentiti e non solo, i legami tra questo genere di musica, molto popolare a Napoli quanto a Palermo, e la camorra che qui ha intrecci anche con esponenti della mafia e non per caso.
Ma il focus questa volta, sul tema neomelodici e non solo, riporta all’attenzione un nome che ha fatto già parlare di sé, e anche molto, persino a chi del neomelodici non sa nulla o quasi. È accaduto quando, a marzo scorso, per sposarsi con la vedova di un boss della camorra, Tina Rispoli, più grande di lui, Tony Colombo, esponente di spicco dei neomelodici napoletani, decise di bloccare letteralmente il centro di Napoli e l’onda di polemiche divenne nazionale dacché, si disse, quel matrimonio trush mancava di tutte le autorizzazioni per fare ciò che fece. Solo qualche mese dopo e di Tony Colombo si è riparlato, era appena lo scorso agosto, quando, dopo un diverbio finito persino in televisione, Francesco Emilio Borrelli, che di certo ciò che pensa non lo manda a dire, segnalava con un post un altro “bel legame” tra il neomelodico Tony Colombo e un suo “collega” neomelodico parlemitano.
«Da un video che ci hanno inviato e reperito sul web dalla testata online Napolitan – scriveva il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli – veniamo a sapere che il cantante neomelodico Tony Colombo ha rapporti di collaborazione con Niko Pandetta, collega neomelodico siciliano, pregiudicato, e nipote di Salvatore Turi Cappello, uno dei bossi più potenti della mafia catanese. Pandetta è lo stesso personaggio che mesi fa mi minacciò con un video in cui mostrava una pistola d’oro per aver espresso posizioni durissime contro la mafia. A quanto pare, quindi, la moglie Tina Rispoli, vedova del boss di Secondigliano Gaetano Marino, non è l’unica persona nella cerchia del cantante vicina alla criminalità organizzata. Pandetta, nelle sue canzoni, inneggia alla malavita, dedica brani a suo zio detenuto al 41 bis, oltre a essere stato in prigione per rapina e spaccio di stupefacenti, e ha incassato una nuova condanna a sei anni di carcere lo scorso luglio. È questo l’esempio che Colombo vuole dare a chi lo segue?»
Un quesito legittimo quello di Francesco Emilio Borrelli. Come di quelli che ti assalgono mentre senti cantare dentro gli spazi del santuario di Madonna dell’Arco, come in questi istanti mentre scriviamo, in occasione del 145esimo anniversario dell’Incoronazione, dopo il classico “incendio al campanile”, proprio Tony Colombo che è in concerto con tanto di strali mediatici e di manifesti. Verrebbe da chiedere: a chi è venuta in mente la meravigliosa idea di invitare, dati i recentissimi trascorsi, Tony Colombo per il concerto della sera dell’incendio al santuario di Madonna dell’Arco? E pur non avendo nulla contro Tony Colombo non era più saggio far fare il concerto, per quest’anno, ad un artista che non evocava, dati i fatti recentissimi, alcuni tipi di costumi popolari assai poco edificanti? I gusti musicali di chi si son voluti accontentare con questa festa dell’Incoronazione facendo passare in giro l’idea di un santuario che propone questi tipi di modelli artistici e culturali? E chi ha avallato, tra i frati domenicani, a cui spetta comunque e sempre l’ultima parola anche sui festeggiamenti “laici” una scelta del genere in mezzo ad un programma che pure presenta iniziative lodevoli ed interessanti? Siamo sicuri che queste domande saranno senza risposte. Persino respinte con sdegno dai supporter affezionatissimi ai frati e alla loro gestione, spesso discutibile, su fatti e cose dei quali, in minima parte, abbiamo riportato. Intanto Colombo canta e il pubblico, entusiasta all’ombra del santuario, applaude come mai prima.
Il mio parere ‘tecnico’ è che non si stia facendo alcuno sforzo per valorizzare i luoghi mariani, creando con la musica un senso di comune condivisione. Sarebbe bastato rivolgersi ai tanti giovani talenti dei territori. E invece è l’ennesima occasione smarrita per migliorarci. Girolamo De Simone