Parco nazionale del Vesuvio, sorveglianza speciale alle porte di una nuova estate
di pasquale abete |
Sono ormai quarant’anni che, due volte la settimana, salgo sul versante anastasiano del Monte Somma, la nostra montagna. Non salto mai un appuntamento e nel tempo la montagna è diventata un’amica, una confidente, una maestra di vita. Ci sono andato anche la scorsa estate quando i sui prati bruciavano. Ci sono andato anche in una giornata grigia e uggiosa e vi ho trovato la carcassa di una piccola volpe uccisa (in verità non ricordo se fosse realmente una giornata di pioggia o se invece la tristezza che accompagna quell’immagine me la fa ricordare così). Ci sono andato anche pochi giorni fa e ho visto nuovi rifiuti, fiumi di rifiuti, lasciati a terra in mezzo al verde del monte Somma, in pieno Parco nazionale del Vesuvio. Non vi nascondo che provo una palese angoscia. Tradiamo la terra ogni volta che possiamo. La tradiamo dimenticando che siamo sui figli e che da lei dipendiamo. Ci nutriamo dei sui frutti, ci dissetiamo dalle sue sorgenti, respiriamo l’ossigeno che le sue foglie ci regalano. Una terra sana ci fa crescere sani, ma una terra deturpata, bruciata e inquinata non potrà che, suo malgrado, avvelenarci.
È nostro dovere morale tutelare questo bene prezioso. Non lasciarsi andare all’indifferenza. La natura non ci ha mai abbandonato e ogni anno, nonostante i soprusi subiti, nuovi alberi e nuovi fiori continuano a germogliare. Nuovi e sfavillanti colori continuano a portare un messaggio di speranza a tutti coloro che vorrano coglierlo. Ed infatti anche quest’anno, dopo gli incendi dello scorso anno, l’orchidea del monte Somma è tornata a fiorire. E tuttavia anche quest’anno, tra i sentieri del monte Somma, nuovi rifiuti hanno sostituito quelli andati in fumo. Non è cambiato niente, non abbiamo perso niente, non ci siamo fatti … niente?