Lutto tra i Dottori Commercialisti: è morto Giovanni Sbrescia, decano dell’Ordine

Era tra i decani dei Dottori Commercialisti della Campania, uno stile affabile e colto, pronto alla battuta che usava sempre con rispetto, arguzia ed ironia. Il mondo dei Dottori Commercialisti della Campania rende omaggio a Giovanni Sbrescia che oggi, martedì 11 marzo, è venuto mancare. Era nato il 10 dicembre del 1934 a Sant’Anastasia dove aveva radici, il cuore, la stima e una famiglia numerosa ed entusiasta di seguire il solco che lui stesso aveva aperto.
di francesco de rosa
L’ultima volta che ho incontrato Giovanni Sbrescia e conversato con lui su tanti temi è stato davanti ad una telecamera il 16 gennaio del 2021 ch’eravamo in piena pandemia. Giovanni era chiuso in casa per cautela. Indossava la mascherina ma volle ugualmente incontrarmi per rinnovare il senso di tante occasioni volute o capitate quando ci si fermava a parlare sul luogo delle origini, sulla natura degli anastasiani, sui tanti amici comuni nonostante la differenza di età. Quel giorno aveva in mente un pensiero nemmeno celato: voleva trarre un bilancio del cammino fatto, del senso di una professione che ha amato dal profondo, dei ricordi che restano dentro a qualsiasi età e restano vivi e giovani per sempre. Era dai tempi de “Il Cittadino” che ci aveva visti uniti. Assieme al suo primogenito, il caro Luigi, a Totty, al resto della sua famiglia ch’era ed è anche in capo alla cara Rosina, Rosa De Simone, la loro mamma, il sodalizio di una vita che Giovanni e Rosina sono riusciti a mettere in piedi come di quei matrimoni indissolubili vecchio stampo che loro stessi sono stati.
Giovanni Sbrescia era rimasto giovane nel cuore nonostante gli acciacchi che con l’età si erano fatti pesanti. Quel giorno di gennaio registrammo per intero la nostra conversazione che poi volli tenere privata solo per l’impedimento della mascherina con cui quelle immagini dovettimo farle. Ma il senso del suo vissuto c’era tutto nella rievocazione di tempi e luoghi che hanno contrassegnato il secolo scorso. Nemmeno la pandemia, esperienza del tutto traumatica per tutti e anche per coloro che il Novecento lo hanno vissuto per gran parte. Non mancò l’emozione quando Giovanni Sbrescia rievocò gli anni sessanta, il decennio settanta e tutti i dettagli con i quali aveva voluto supportare anche la professione del fratello più giovane Enzo, anch’egli dottore commercialista. Non meno che l’attività lavorativa degli altri suoi fratelli e delle sorelle. Una famiglia folta e numerosa con ruoli, intelligenze e professioni differenti che aveva visto, lui primogenito, aprire la strada a molte altre evoluzioni familiari. La stessa filosofia con la quale Giovanni aveva deciso di costruire, assieme alla sua Rosina che ora resta vedova, una famiglia folta e numerosa, ricca anch’essa di vocazioni, professioni ed intelligenze. Fu lui ad un certo punto che volle andare ben oltre la vita cittadina di provincia del paese dei suoi natali per spostarsi a Napoli nel quartiere San Lucia ed aprire lì, come ora, uno degli studi più frequentati e noti di Napoli. Una storia che oggi è riassunta anche sul portale ufficiale così…
«La storia dello studio – si legge – ebbe avvio alla fine degli anni ’50 da Giovanni Sbrescia dottore commercialista, da cui è venuta una generazione di professionisti operatori nel variegato comparto di assistenza all’imprenditoria ed alle attività libero-professionali. La struttura organizzativa, adeguata allo sviluppo dei tempi, è in piena evoluzione e si articola attualmente su 4 dottori commercialisti ed un avvocato tutti con origine da studi classici: ciascuno ha dato luogo a studio autonomo conservandone la titolarità esclusiva. Le specificità trattate sono: contabilità, fisco, finanziamenti agevolati, organizzazioni societarie ed assistenza alle aziende in genere, per tre dei quattro dottori commercialisti; gestione del personale e consulenza lavoro, per il dottore commercialista – lavorista; consulenza e patrocinio legal-civilistico, societario e -matrimoniale, nonché assistenza e patrocinio in procedimenti esecutivi esattoriali, per l’avvocato. La interdisciplinarietà delle prestazioni importa coinvolgimento delle singole specifiche professionalità, nel rispetto delle individuali autonomie, pur assicurando tutti assieme la copertura totale delle esigenze dei casi. L’autonomia della organizzazione del lavoro per singolo comparto non contraddice alla organizzazione delle prestazioni collegiali, di quelle cioè che richiedono contemporaneità di interventi di più figure professionali. Il territorio di sviluppo delle attività è coerente con le discipline ordinistiche che contemplano presenza e patrocinio senza limiti sul territorio nazionale. Per prestazioni interprofessionali ed interaziendali lo Studio è dotato delle tecniche informatiche, in linea coi tempi, con impianti per rice-trasmettere telematicamente, per realizzare teleconferenze e videoconferenze. Si sviluppano, da singoli ed in èquipe, progetti per nuove iniziative e controlli aziendali ed ogni assistenza contrattuale.»
Sin qui ciò che lo Studio Sbrescia a Napoli, fondato da Giovanni ed oggi animato da valori e professionisti, riesce ad onorare ciò che in fondo lui stesso aveva auspicato. Che vivesse a lungo, che diventasse punto di riferimento, che sentisse l’orgoglio di tutti i sacrifici che una generazione, quella di Giovanni Sbrescia, ha fatto a piene mani. Decano dell’Ordine, Giovanni si è tenuto sempre distante dall’animosità politica e dalla fazione del luogo d’origine. Il suo tenersi lontano dalle contumelie del borgo natio non è mai stata spocchia ma, al contrario, una riservatezza che, nonostante la notorietà di certe professioni, avevamo condiviso con gioia. Non a caso, la più bella eredità che Giovanni Sbrescia lascia al paese delle sue origini e delle sue radici è quel suo stesso stile che portano avanti intatto tutti i suoi figli: da Luigi ad Angela, a Maria Gaetana, ad Antonio (detto Totty) fino al più giovane Vincenzo (detto Vichy) a cui spetterà il compito di supportare la loro mamma che ha condiviso con Giovanni la gran parte degli anni della vita vissuta.
Quando quel giorno di gennaio 2021 finimmo di registrare l’intervista audio/video Giovanni mi ripropose di togliere la sua mascherina giusto il tempo di una foto che facemmo e la speranza, per nulla taciuta, di lasciarci alle spalle la brutta esperienza della pandemia che aveva cambiato il mondo e la vita di tutti. Una foto che restasse a corredo, assieme alle riprese fatte e alla conversazione sui tanti temi presenti, passati e futuri. Ma che, almeno quella, non avesse il segno della pandemia e potesse mostrare il volto per intero così com’era. Nulla che avesse a che fare con una qualche vanità ma solo con il piacere e la gioia di mostrarsi per intero nel volto che dice come l’anima molte cose di sé. A Giovanni auguro (con la foto che solo ora rendo pubblica) di varcare tutti i segreti della condizione umana che forse si rivelano a tutti coloro che vanno via. A Rosina, al caro Luigi, ad Angela, a Totty, a Maria Gaetana e a Vicky la vicinanza personale per la perdita del caro Giovanni.
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