I contadini anastasiani

Racconti, personaggi ed immagini per scrivere la storia di Sant’Anastasia
di Lello Sodano
Nei primi anni del 1800 la domanda delle categorie sociali non lasciava dubbi sulla richiesta di vedere maggiormente retribuito i vari e specifici lavori. Il contadino affittuario aveva l’obbligo di lasciare il terreno “dalla parte di sotto” il 15 agosto e, dalla “parte di sopra” in ottobre, mentre la chiave del “cellaio” si doveva consegnare al massimo entro il mese di gennaio.
La spiegazione di questa regola precisa è la seguente: la parte di sotto indica il terratico, la parte di sopra alberi e vigneti (quindi dopo la raccolta dell’uva) e la chiave del cellaio (profondi cantinati” si consegnava dopo la vendita del vino o del mosto e, comunque, entro e non oltre il mese di gennaio.
Quando si usciva dal terreno, il nuovo conduttore doveva riconoscere al vecchio le “maggesi”, cioè le migliorie apportate alle colture: letame, zappatura, semenze e anche, in certi casi appositamente previsti dal patto, le migliorie apportate al terreno in “piantagioni”.
Il conduttore, però, pagava le migliorie fino alla somma di carlini 10, pari cioè a lire 4 e cent.25; l’eccedenza spettava al locatore il quale aveva anche l’obbligo di dare una nuova imbiancata alle pareti interne della casa agricola.
L’unità di misura adoperata erano la “caraffa”, il barile, la botte, il fusto, il misuriello, lo staio e il moggio con la canna di palmi 8 (Napoli invece usava la canna di 7 palmi e 1/3). Gli addetti ai lavori di campagna (cafoni) oltre alla giornata dovevano ricevere “la merenda” e il pranzo senza pane. Non è facile determinare la paga giornaliera del cafone per le molteplici sfumature che generalmente “il massaro” (reclutatore di operai) proponeva e propinava agli uomini di lavoro.
La legge promulgata dal Murat nel 1806, diretta a migliorare le condizioni della classe agricola delle province meridionali, disponeva che i terreni provenienti dall’abolita feudalità fossero ripartiti fra le classi bisognose dedite alla coltura dei campi. Nel Comune di Sant’Anastasia, ove si prevedeva la ripartizione di 2700 mogge circa di terreni agricoli, non fu mai applicata per il rifiuto degli amministratori i quali cedevano alle pressioni dalle grandi famiglie di latifondisti.
Mons. Antonio Sodano, domenicano ed illustre letterato definiva i contadini anastasiani “maestri della terra benedetta e inventori della catalanesca”, ed il prefetto di Napoli nei primi anni del ‘900 fece pervenire al sindaco Liguori il suo personale elogio per la maestria dei contadini anastasiani per la sperimentazione nella coltura dei bachi da seta, della botte pneumatica e del vino catalanesca. Ancora oggi i pochi contadini rimasti sono maestri nella produzione del vino “catalanesca”, ma più per i loro fabbisogni e per mantenere ancora in vita questa antica tradizione.
Nel 1871 Sant’Anastasia fu presente nella Fiera di Parigi per merito di Antonio Viola il quale presentò una campionatura di vino denominato “Vesuvio spumante Sant’Anastasia”, con uve provenienti dal suo vigneto. Un vino che all’epoca destò grande interesse.
Successivamente furono impiantati diversi campi sperimentali dal dott. Arcangelo Liguori, laureato in scienze agrarie, il quale, in un fondo donato dal Comune, riuscì a far convivere un vigneto specializzato in uva catalanesca ed un campo sperimentale di bachi da seta, con una produzione eccezionale tratta da varietà incrociate. Vi furono richieste da ogni parte d’Italia per i suddetti bachi da seta e moltissimi contadini anastasiani furono indotti ad allargare le piantagioni del gelso per l’incremento dell’allevamento.
A tal proposito Cosimo Scippa racconta che questa nuova attività destò grande meraviglia ed interesse al punto tale che un inglese, Johnston Lavis, che era venuto nel napoletano per studi archeologici con due dei suoi figlioletti, fu protagonista di un vero e proprio atto di spionaggio. Simulando un incidente con la signora Viola, zia di Antonio, si presentò alla casa di via Garibaldi e galantemente le offrì un mazzo di fiori, riuscendo ad ottenere preziose informazioni sull’allevamento dei bachi e le coltivazioni dei gelsi che fecero arrabbiare moltissimo il Viola perfezionatore tra l’altro della botte pneumatica, utilizzata per la concimazione dei fondi.

