Analisi di una realtà socio-economica…
Il Parco Nazionale del Vesuvio nasce ufficialmente il 5 giugno 1995. Occupa una superfice di 8.482 ettari e interessa il territorio di 13 Comuni: Ercolano, Torre del Greco, Trecase, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Sant’Anastasia, Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio. Viene istituito al fine di conservare le specie animali e vegetali, le associazioni vegetali e forestali, le singolarità geologiche, le formazioni paleontologiche, le comunità biologiche, i biotopi, i valori scenici e panoramici, i processi naturali, gli equilibri idraulici e idrogeologici, gli equilibri ecologici del territorio vesuviano. Le finalità comprendono anche l’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali; alla promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili; alla difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici. Nel caso del Parco Nazionale del Vesuvio i compiti e le valenze si fanno decisamente più ampie tenendo in conto il fatto che si tratta di dover difendere e valorizzare il vulcano più famoso del mondo, ma, nel contempo, anche uno dei cinque vulcani più pericolosi al mondo per la fortissima conurbazione urbana che negli anni si è andata formando intorno ad esso. Il Parco Nazionale del Vesuvio rappresenta quindi un’anomalia nel panorama delle Aree Protette europee, una sorta di scommessa dell’ambientalismo mondiale tesa a recuperare la selvaticità e il fascino del Vesuvio e del Monte Somma, strappandolo all’incredibile degrado cui era pervenuto e restituendolo al godimento delle attuali e future generazioni, a cui, in ultima analisi, appartiene. Le prime presenze attestate dell’uomo nell’area vesuviana risalgono circa al terzo millennio a.C.: si tratta dunque di un territorio fortemente e lungamente antropizzato, sfruttato per la grande fertilità della sua terra e per le opportunità che questo offriva. I terreni lavici ricolonizzati e ristabiliti hanno costituito, e costituiscono tuttora, ottimi suoli per le coltivazioni, il pascolo ed altre attività legate alla produzione agricola e forestale (produzione di legna, raccolta di prodotti del sottobosco ecc.). Tuttavia l’attività dell’uomo è stata ancor più invadente attraverso la pratica dell’incendio, la realizzazione di rimboschimenti con specie non originarie dell’area e, soprattutto, attraverso il processo di urbanizzazione, che si è spinto fino alle falde del vulcano, ed oltre, in modo talvolta indiscriminato. Tutti questi elementi hanno profondamente trasformato il territorio, con un forte impatto sugli ecosistemi che caratterizzano il complesso vulcanico. L’istituzione del Parco Nazionale del Vesuvio ha oggi posto un freno all’abusivismo e all’espansione urbana incontrollata, ed ha avviato processi di controllo e ripristino dell’ambiente. L’area d’applicazione della CETS coincide con gli interi territori dei 13 comuni, per una estensione complessiva di circa 22.799 ha. Questa scelta risponde alla volontà dell’Ente gestore – ribadita nel corso degli incontri partecipativi – di incrementare la collaborazione con altri soggetti pubblici e con le imprese, ampliando il novero di operatori coinvolti a diverso titolo in attività di fruizione turistica e proponendo modalità alternative di visita del Parco, centrate sulla scoperta di beni e attrattive finora poco valorizzati.
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