La notte buia delle suore e dei frati domenicani della Madonna dell’Arco
di francesco de rosa |
“Voi volete cercare Dio, l’amore, la fratellanza, la carità dove non ci sono affatto anche se dovrebbero esserci. Volete trovarli in mezzo alle cose di donne e uomini che sono diventati suore e frati ma che hanno tutti i difetti, le invidie, i limiti, le ambizioni, le ambiguità e le brutture degli esseri umani. Con l’aggravante che, per loro, le altre consorelle e i confratelli sono dei perfetti estranei con i quali troppe volte sono in competizione, contrasto, disaccordo… .” A parlarmi è un religioso che gode di tutta la mia stima. Lo conosco da anni e lui conosce da anni, e da dentro come pochi, la realtà domenicana delle suore e dei frati della Madonna dell’Arco dove ha vissuto anni cruciali della sua vocazione. Il suo nome era in cima alla lista delle persone che avevo in mente di raggiungere per sentirli e, grazie a loro, iniziare a capire e far capire qualcosa attorno a ciò che di brutto hanno già detto e scritto, in questi ultimi mesi, sul momento difficile che sta vivendo la “Congregazione delle Suore di Santa Maria dell’Arco” comunemente conosciuta dai vesuviani come la Congregazione delle suore domenicane. Che, da qualche mese, per la prima volta nella sua storia, è stata commissariata dalla Santa Sede. Cioè le suore domenicane della Madonna dell’Arco non hanno più un “governo” autonomo, né una Madre generale né un Consiglio generale. Tutto è, ora, nelle mani di un religioso nominato commissario dal Vaticano e mandato presso la Congregazione delle suore domenicane. Occorrerà capire così, una volta ancora, per lui come per ogni altro che vive dentro o osserva dal di fuori, quali ambiguità, livori, danni impediscono alle suore domenicane di vivere quella coerente serenità tra di loro e all’esterno che dovrebbe “regnare” dentro le loro case. E capire anche che cosa ha provocato e provoca nel legame tra le suore della Congregazione e i frati domenicani del santuario di Madonna dell’Arco contrasto, fazione, dissidio, ingerenza. Un legame che dovrebbe portare, per sua storica natura, solo e soltanto giovamento umano e spirituale e che, invece, come accade da diversi anni, porta ulteriori danni e divisioni tra suore e suore e tra suore e frati.
Ma in mezzo, questa volta, tra suore e frati e tra suore e suore tra loro ostili ed in lotta, c’è Rocco Ronzani, giovane, stimato e colto sacerdote agostiniano dal curriculum ricco e nutrito e dalla missione “quasi” impossibile a cui è stato chiamato. Nato a Roma nel 1978 ed inviato a novembre 2018 dalla Santa Sede a Sant’Anastasia, dopo le dimissioni presentate in Vaticano da suor Paola Antonietta Romano, Madre Generale della Congregazione delle suore. Contro di lui, tuttavia, si è già messa in moto la “macchina del fango” con la stessa abile regia che ha ispirato il livore e le lettere diffamatorie firmate ed inviate in Vaticano da qualche genitore degli alunni che frequentano la scuola delle suore ai Sodani di Sant’Anastasia che pure andrà ricuperata nella sua funzione più alta ed educativa. Ha suscitato scalpore ed incredulità, anche, il racconto fatto in giro e in rete che padre Rocco Ronzani abbia preso a randellate un presepe a dimensioni umane fatto costruire da un domenicano del santuario di Madonna dell’Arco, Vincenzo Avvinti, il cui ruolo e la presenza quotidiana, in questi anni, presso le suore dei Sodani, delle quali dal 2015 è cappellano, sono diventati cruciali ma divisivi.
Per capire chi è davvero Rocco Ronzani, il commissario vaticano chiamato a “salvare” la Congregazione delle suore domenicane della Madonna dell’Arco dal possibile fallimento e dalle manipolazioni di cui sono state e sono spesso vittime ad opera di taluni frati domenicani e di altri laici che sono attorno alle suore siamo andati anche in Vaticano a sentire chi ben conosce il giovane sacerdote agostiniano. Abbiamo sentito le ragioni di suor Paola Antonietta Romano che è certamente stata danneggiata dalle ostilità incontrate dal giorno della sua elezione, avvenuta nel luglio del 2017, dalle stesse suore che l’avevano eletta e da qualche frate domenicano fino al punto da costringerla a presentare le dimissioni in Vaticano. Abbiamo invitato a far sentire la sua voce il priore di Madonna dell’Arco, padre Alessio Romano, che è “sceso” in aperto contrasto con il commissario vaticano ma il giovane e poliedrico padre Alessio, priore del Santuario mariano di Madonna dell’Arco, non ha avuto nemmeno il garbo di rispondere al nostro garbato messaggio. Abbiamo visto la dott.ssa Romina Esposito, nominata coordinatrice didattica dal commissario vaticano per salvare la scuola dei Sodani che si è messa già all’opera per colmare le diverse e gravi lacune che persistevano nella didattica e nella struttura che ospita i bambini della scuola elementare dei Sodani a Sant’Anastasia. Storie vecchie e nuove di ordinarie e quotidiane incomprensioni, di ritardi, di vendette, di saluti negati, di manie persecutorie, di scuole chiuse in questi anni come quella di Trocchia o quella di Pontecitra a Mariglianella tenute male fino a restare senza alunni e a decidere di chiuderle. Storie vecchie e nuove di insulti ed offese, di trappole, ruoli e mediazioni mal gestiti, di abitudini sbagliate, di lettere anonime e lettere intestate, di obbedienze negate e disobbedienze vissute. Storie e vicende che dovevano restare “in famiglia”, nascoste, segrete, riservate, come si è tentato sempre di fare, in questi anni e nei tanti momenti difficili dei rapporti tra suore e suore e tra suore e frati, pur di poter poi predicare, restando minimamente credibili, dal pulpito di un santuario come delle altre chiese e cappelle delle suore e dei frati, la fratellanza, l’amore per il prossimo, il perdono, la comunità, la testimonianza, la coerenza con il Vangelo.
Inizia così ciò che può ben dirsi come “la notte buia delle suore e dei padri domenicani della Madonna dell’Arco” che dura da tempo e che qui cercheremo di raccontarvi documentandola per intero (o quasi) grazie alle testimonianze dirette raccolte in giro. Raccontarvi e documentarvi affinché la Congregazione delle suore domenicane possa trovare, dopo la notte buia e il rischio di scioglimento, una nuova indipendenza onorando, per intero, tutti quei principi per cui, ben più di mezzo secolo fa, si decise di farla nascere.
Tutto iniziò così…
Il bene e il male, come in tutte le cose – e persino nell’ardore che gli uomini e le donne possono avere di Dio – nacquero assieme. Una storia già scritta sul cammino di quel gruppo di donne, coraggiose e temerarie, che da Firenze arrivò fino a Sant’Anastasia e qui agglutinò tanti entusiasmi e vocazioni trova una delle sue date importanti nel 7 febbraio del 1937 quando Michele Camerlengo, vescovo di Nola, quel giorno, firmò il Decreto di erezione canonica della Congregazione che si chiamò da quel momento “Congregazione delle Suore di S. Maria dell’Arco”. Nelle loro Costituzioni era ed è scritto tutto quello che assieme dovevano fare. «Lo scopo per il quale, secondo la Regola di Sant’Agostino, siamo riunite insieme è quello di vivere concordi nella stessa casa e di avere un cuor solo e un’anima sola in Dio. (…) L’umanità della nostra comunione, radicata nell’amore di Dio e orientata dal comandamento nuovo: come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni con gli altri, deve irradiare l’universale riconciliazione in Cristo, che siamo chiamate a vivere e ad annunciare.» I passi delle Costituzioni che le suore domenicane si diedero tracciarono così, per intero, ciò che esse dovevano e dovrebbero fare tra di loro.
Cinque anni più tardi, il 19 marzo del 1942, ci pensò Frate Martino Gillet, professore di teologia e punto di riferimento dell’Ordine dei frati Predicatori a firmare il “Decreto di affiliazione della Congregazione delle Suore all’Ordine dei Frati Predicatori”. «Alle dilette, nel Figlio di Dio, Priora generale e tutte le Suore della Congregazione del nostro Terz’Ordine Regolare detta di S. Maria dell’Arco salute e comunicazione di beni spirituali» disse che «il santissimo patriarca Domenico, glorioso difensore della fede e soldato di Cristo, per estirpare più pienamente e più felicemente le eresie, e per debellare i nemici delle anime con le armi della fede, zelo, mortificazione e carità, istituì non solo l’Ordine dei Frati Predicatori e una pia associazione di Monache dedite alla contemplazione dei divini misteri, sotto una stretta clausura, ma istituì anche un Terz’Ordine comunemente detto Milizia di Cristo e della Penitenza».
Fino a qui due lampi d’albore di ciò che, in questi decenni di storia, avrebbero dovuto fare e che spesso hanno fatto ma anche di quello che, al contrario, non avrebbero dovuto fare e invece hanno fatto lo stesso.
Le dimissioni della Madre generale suor Paola Antonietta Romano…
A sentire suor Paola Antonietta Romano Madre generale delle suore domenicane fino al novembre del 2018 quando è stata costretta alle dimissioni che ha presentato in Vaticano dopo averle presentate alle sue suore due mesi prima, si capisce per intero quali contrasti abbiano animato in questi ultimi anni le suore domenicane di Santa Maria dell’Arco. Ci parla del Perù, suor Paola, da dove è tornata solo poche settimane fa quando ha dovuto accompagnare il commissario vaticano, padre Rocco Ronzani. Ci parla del Perù come si può parlare della casa propria a cui si è stati legati per decenni. Gli ultimi 27 anni prima che venisse eletta Madre generale, nel luglio del 2017, suor Paola li ha trascorsi lì, in Perù, tra gente e bambini carichi d’entusiasmo e di gratitudine per quella che resta l’unica missione delle suore domenicane all’estero dopo aver chiuso, negli scorsi anni, la missione albanese.
Una conversazione che va subito al cuore dell’attualità. Gli chiediamo quali ragioni così gravi l’hanno indotta alle dimissioni. «Mi sono dovuta dimettere perché le suore non andavano d’accordo e non intendevano osservare l’obbedienza. Forse non condividevano il mio modo di pensare. Le suore qui, in Italia, diversamente da quello che viviamo in Perù, per esempio, sono abituate a vivere la libertà, ad autogestirsi quasi. La vita consacrata, però, sì, è libertà, ma questa libertà è anche un po’ differente rispetto a quella che si vive nel mondo laico. La gente deve vedere in noi esempi di vita quando parliamo e quando agiamo. Il problema più grave è venuto fuori quando mi sono resa conto che il padre Vincenzo Avvinti voleva fare tutto lui e qualche suora me lo aveva fatto osservare. Io mi sono decisa a dirglielo e lui si è risentito come se fosse caduta una bomba atomica. Da lì un gruppo di suore mi ha incominciato ad odiare e a non vedermi più bene. Senza comprendere che io l’ho fatto unicamente per il bene della Congregazione».
Ci racconta i dettagli, suor Paola. Gli stessi che ha spiegato con dovizia in Vaticano e che hanno convinto i vertici della Santa Sede ad agire. Ci dice in quali modi ha tentato di fare sodalizio e comunità fino all’ultimo con le altre suore per far capire che il governo delle suore deve restare autonomo dalle ingerenze di frati o di altri. Che una comunità religiosa è un luogo che deve dare l’esempio, fortificare le buone abitudini ed eliminare gli odi, i livori, i contrasti. Ci conferma anche delle offese di cui altri avevano a noi raccontato con le quali la suora, nata a Sant’Anastasia e vissuta per ben 27 anni in Perù, ha dovuto fare i conti da quando fu eletta Madre generale. Offese gratuite e cattivissime sulle sue origini familiari, sulle vicende di qualche suo parente più stretto. Un racconto nel quale suor Paola non mette alcun livore verso chi, delle sue consorelle, è stata ed è contro di lei costringendola alle dimissioni dopo appena un anno e qualche mese di un mandato che, invece, doveva durare ben sei anni. Una storia che rinnova, in altro modo, quella avuta in sorte da un’altra Madre generale, suor Assunta Giaffreda che fu osteggiata e diffamata in molti modi da alcune sue consorelle, da qualche frate e da un gruppo di laici che, all’epoca, agì nell’ombra. Questa volta però, diversamente da suor Assunta, sua consorella e già Madre generale che completò ben due mandati (dodici anni) il suo ruolo riuscendo ad ottenere all’epoca un sostegno di saggezza e temperanza dall’allora priore di Madonna dell’Arco padre Damiano Bova che non volle “aderire” a nessuna fazione, suor Paola Antonietta Romano ha dovuto, invece, ad un anno e qualche mese dalla sua elezione dare le dimissioni. Le sono mancati il sostegno dei frati domenicani, quello del priore, in particolare, padre Alessio Romano che con altri frati si è schierato contro di lei assieme al gruppo di suore italiane più giovani che ha fatto quadrato attorno a padre Vincenzo Avvinti del quale suor Paola voleva ridurre il potere che, negli anni, già prima che lei arrivasse dal Perù, aveva costruito. Le dimissioni, presentate ufficialmente in Vaticano nel novembre del 2018, hanno messo in moto ciò che era inevitabile. Dapprima la nomina di un assistente che, qualche mese dopo aver constatato che i contrasti diventavano insormontabili, è stato nominato, dalla stessa Santa Sede, commissario straordinario avocando a sé i pieni poteri di governo della Congregazione.
Chi è padre Rocco Ronzani…
Così, siamo andati in Vaticano a parlare con chi lo conosce bene per capire chi è, quale impegno è stato chiamato a svolgere per le suore domenicane che sono a Sant’Anastasia e cosa fa a Roma, dove risiede, padre Rocco Ronzani, il giovane agostiniano, colto e determinato, che ha già avuto contro lettere indignate spedite in Vaticano da Sant’Anastasia, gli articoli di stampa nel quale ne esce malissimo e senza alcun diritto di replica, le ostilità e le forti resistenze dei frati domenicani di Madonna dell’Arco come delle suore verso le quali ha dovuto prendere chiari e netti provvedimenti. Ma abbiamo anche cercato, più vicino a noi, qualcuno del gruppo dei consulenti da lui nominati che si è già messo all’opera per riuscire a riportare serenità, legalità, concordia ed equilibrio nelle case e tra le suore domenicane di Madonna dell’Arco. E un nuovo vigore alla storica scuola dei Sodani. Nato a Roma nel 1978, Rocco Ronzani è un frate della Provincia Agostiniana d’Italia che, dopo aver studiato Filosofia e Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, si è specializzato in Patristica presso l’Istituto Patristico Augustinianum (Roma) e nel febbraio 2010 ha ricevuto il dottorato con una tesi di filologia patristica pubblicato in “Gelasio di Roma, Lettera sulle due nature. Introduzione, testo critico, traduzione e commento“. Nel 2008 si è laureato Paleografo-Archivista presso la Scuola di Paleografia Vaticana. Oggi Rocco Ronzani insegna Patrologia all’Augustinianum di Roma e alla Pontificia Universitas Lateranensis. Ma in diverse occasioni corre là dove il Vaticano lo manda a dirimere situazioni complesse di Congregazioni femminili o maschili.
Dal 2009 Rocco Ronzani è membro dell’Istituto Storico dell’Ordine di Sant’Agostino, dell’Associazione Internazionale di Studi Patristici, dell’Associazione culturale Roma nel Rinascimento e condirettore della rivista scientifica Analecta Augustiniana. Dal 2014 è consulente teologo presso la Congregazione per le Cause dei Santi presso la Santa Sede. I suoi principali campi di ricerca sono la tarda antichità, l’alto medioevo e la storia degli agostiniani. Insomma, un profilo di tutto rispetto per colui che agli occhi di molti anastasiani, soprattutto genitori dei bambini che frequentano la scuola delle suore domenicane dei Sodani è stato voluto far apparire come una persona ostile, persino irrazionale, un persecutore di suore tranquille e miti nonché di frati rispettosi come nel caso di padre Vincenzo Avvinti che, ci raccontano ai Sodani, si sia rifiutato persino di tendere la mano alla mano già tesa, in segno di saluto, di padre Rocco Ronzani appena arrivò ai Sodani. Lo stesso analogo trattamento che, ci racconta qualche suo fidato collaboratore, Rocco Ronzani ha ricevuto dai vertici del santuario e dal padre Alessio Romano che ha mostrato la sua ostilità sin dal primo momento al commissario mandato dal Vaticano. Una posizione che abbiamo cercato di capire dal diretto interessato invitandolo con un messaggio che padre Alessio Romano ha letto ma al quale non ha dato nessun tipo di risposta. Avremmo voluto far sentire qui la sua voce e le sue ragioni ma il padre priore, che ama schierarsi con modi spicci e tigliosi a favore o contro chi ritiene, in quel momento, valga favore o avversità, ha deciso diversamente. Intanto padre Rocco Ronzani ha avviato già da mesi un lavoro difficile, almeno dal giorno in cui ha iniziato ad assistere suor Paola subito dopo le sue dimissioni di novembre ma soprattutto da quando nelle sue mani è stato messo il governo ed il destino delle suore domenicane. Non gli è sfuggito, come qualcuno dei suoi collaboratori ci racconta con riservatezza, nemmeno il trattamento speciale riservato a qualche suora molto anziana da una suora più giovane, superiora dei Sodani, che chiudeva in camera dall’esterno di notte per impedire che la consorella più anziana uscisse e facesse danni. Di Rocco Ronzani è stata la decisione impopolare di togliere tutte le suore italiane dall’insegnamento alla scuola dei Sodani che avrebbero dovuto assicurare ai bambini, anche nel prossimo anno scolastico, le lezioni verso le quali non poche doglianze sono arrivate da alcuni genitori e non poche lacune nella struttura come nelle metodologie didattiche impedivano che questo potesse farsi nel migliore dei modi.
Dal Piano Formativo ai Consigli d’Istituto ai Collegi dei docenti a molti altri aspetti che padre Rocco Ronzani, ci raccontano, intende far entrare nelle abitudini che la scuola non conosceva per nulla. Aspetti e norme comuni e obbligatorie in tutte le scuole d’Italia che ai Sodani sembra non siano mai entrati nella prassi quotidiana. Punti che Rocco Ronzani sta seguendo personalmente con l’impegno, come in questo caso, di Romina Esposito, nominata coordinatrice del nuovo corso della scuola elementare che è stata da sempre a guida delle suore quando le suore erano numerose e i tempi erano diversi. Romina Esposito arriva da una importante esperienza in Veneto dove ha lavorato e può già contare sulla fattiva collaborazione del gruppo di insegnanti laiche che saranno qui dal prossimo anno scolastico. Sarà una scuola più moderna il cui insegnamento sarà affidato ad insegnati dalla preparazione comprovata alle quali si chiederà ogni attenzione per la vita dei bambini, degli organi collegiali, della struttura che dovrà essere a norma in ogni suo angolo.
Salvare la Congregazione delle suore…
Tuttavia, in Vaticano, i segnali ed il ruolo sono stati chiari fin dal primo istante della missione che è stata affidata a Rocco Ronzani: occorre soprattutto salvare la Congregazione dalla sua estinzione, riportare serenità, concordia tra le suore tutte, autonomia rispetto alle ingerenze dei frati domenicani così come dicono le stesse Costituzioni delle suore. Occorre rinnovare uno stile di una vita più consono a delle religiose che devono dare e vivere il buon esempio.
La stessa attenzione che si sta dando anche alle casse e ai debiti che le suore avevano accumulato per eseguire lavori e riparazioni realizzati spesso in deroga persino alle più elementari licenze e permessi. Una Congregazione che dovrà saper ritrovare e rinnovare lo spirito delle origini. Che troverà salvezza proprio grazie alla spinta delle suore e delle nuove vocazioni che vivono e arrivano dal Perù e che in Perù, nelle quattro case dove oggi vive ora l’opera e la missione delle suore domenicane, che stanno svolgendo con ottimi risultati. Una Congregazione che deve darsi una formazione permanente, distinta e diversa da quella che seguono i frati domenicani con i quali pure il legame dovrà rifondarsi nel rispetto reciproco e nell’autonomia.
La storia del presepe distrutto…
L’ultima curiosità, dopo aver ascoltato molti interlocutori dei quali, per alcuni, si è scelto la riservatezza, tutti ben documentati su quella che pare essere davvero la notte delle suore domenicane di Santa Maria dell’Arco, l’abbiamo avuta sulla storia del presepe distrutto che padre Vincenzo Avvinti aveva voluto costruire a destra dell’ingresso della scuola elementare e che era diventato un motivo di contesa. Suor Paola ci aiuta a capire la vicenda e ci racconta la volta in cui, quando era ancora Madre generale, ha invitato padre Vincenzo a spostare il presepe dalle dimensioni umane da dove era stato costruito ad altri spazi interni della struttura essendo completamento abusivo e senza nessuna autorizzazione chiesta o ottenuta. Un invito che andò nel vuoto poiché padre Vincenzo Avvinti aveva ribadito con forza a suor Paola la volontà di lasciarlo lì dove era stato costruito.
Sarà lui stesso, padre Vincenzo Avvinti, a commentare i dettagli di quel presepe con fervore quando si trattò di riprenderlo in un video che è ancora in rete e che vi riportiamo di seguito. Intanto ci sembrava strano che un agostiniano dal profilo come quello di padre Rocco Ronzani, del quale ci parlano con orgoglio in Vaticano, avesse voluto distruggere, come raccontato in giro, un presepe a dimensioni umane. Così, dopo suor Paola, ci viene in soccorso un collaboratore del gruppo che sta facendo di tutto per sistemare le cose in meglio. Ci racconta di una relazione redatta da un tecnico che qui già c’era ai tempi della ex Madre generale, suor Concettina Barone, prima che venisse eletta suor Paola. In quella relazione si chiese di elencare tutte le cose costruite abusivamente e presenti nella struttura dei Sodani che era ed è anche la sede della scuola elementare e di presentare quella relazione tecnica al commissario. Un lavoro fatto che richiese, di conseguenza, che ogni abusivismo lì elencato venisse eliminato. Ciò che tuttavia non si poteva prevedere era la reazione che sarebbe arrivata a presepe eliminato usata, anche quella, per screditare l’azione di padre Rocco Ronzani. Qualche suora, molto vicina ai padri domenicani, ha fatto così le foto con il suo cellulare e le ha inviate a loro affinché le si potesse divulgare e destare sdegno pubblico contro la decisione del commissario vaticano.
Il futuro…
La vicenda continua, in queste settimane agostane, a colpi di spostamenti che le suore devono fare. Le comunicazioni ufficiali arrivano per iscritto, con tanto di firma, dal commissario pontificio, padre Rocco Ronzani che, nel frattempo, sta “parando” – si racconta in giro – con sorrisi e temperanze le azioni di discredito e le ostilità fattegli pervenire da più parti. Tutte le suore che sono state destinate a sedi diverse dovranno farsi trovare a loro posto entro gli inizi del prossimo autunno. Ciascuna di loro dovrà indicare a quali corsi di formazione vorrà partecipare. Ai parroci che sono nelle parrocchie dove hanno casa le suore domenicane, quindi anche a Sant’Anastasia, è stata rivolta preghiera affinché le suore siano coinvolte nella vita parrocchiale. Su cinquanta suore, tra italiane e peruviane, che la Congregazione conta oggi, quelle italiane hanno l’eta media degli 84 anni e nessuna nuova vocazione italiana ha fatto ingresso in questi ultimi anni. Anzi, molte validissime suore sono andate via. Qualcuna è stata emarginata. Qualche altra ha preferito far rientro a casa della famiglia d’origine o portare avanti un altro incarico fuori Congregazione. A salvare le suore domenicane di Santa Maria dell’Arco saranno, probabilmente, oltre al commissario mandato dalla Santa Sede, le suore peruviane che sono giovani e motivatissime. Tra loro ve ne sono alcune che potrebbero prendere le redini del futuro della Congregazione. Nel frattempo, ci si dovrà occupare con amorevoli cure di tutti gli acciacchi e le infermità delle suore italiane più anziane, della loro vita spirituale, delle loro vecchiaie avanzate. Si dovrà ricostruire un tessuto umano di comunità e di carità, una fisionomia ed un ruolo nel mondo laico e nella società da rinnovare. Nel frattempo, su tutto e tutti, come pure ci raccontano, padre Rocco Ronzani sembra voglia far prevalere il compito delicatissimo che gli è stato dato. Senza rispondere ad ingiurie, senza reagire a diffamazioni, senza fare degli ostacoli che ha trovato e sta trovando lungo la strada un motivo di contrasto o di resa.