Fondazione UALSI, cinquant’anni di vita, un nuovo presidente e una festa per celebrarli
L’Unione amici di Lourdes e Santuari italiani nacque – come racconta una nota storica – nell’agosto del 1967 quando fu organizzato il primo pellegrinaggio a Lourdes dell’U.A.L.S.I. con la partecipazione di 16 ammalati, 20 volontari e 16 pellegrini. Poco tempo dopo, sotto la guida di Federico Pepe e la direzione spirituale del vescovo di Nola Guerino Grimaldi, l’U.A.L.S.I. crebbe, superando gli ostacoli della indifferenza e dell’ignoranza, arrivando fino al 1973 quando fu eretta dallo stesso Vescovo di Nola in Pia Unione, associazione religiosa di diritto canonico. Nell’aprile del 2001, due anni dopo la morte di Federico Pepe avvenuta nel febbraio del 1999, volendo custodire e realizzare gli intenti del fondatore, l’U.A.L.S.I. si costituisce in Fondazione. Venerdì 29 dicembre presso quel che si è riusciti a costruire del Villaggio della Fratellanza, l’U.A.L.S.I. ha voluto celebrare i suoi “primi” cinquant’anni. Noi eravamo con loro per saperne e raccontarne di più.
Venerdì 29 dicembre 2017, tra poche ore il 2017 avrà salutato anche i tanti iscritti all’U.A.L.S.I. che pure ne conta, oggi, più di mille impegnati nei vari gruppi territoriali sparsi per le regioni dell’Italia meridionale. Ma il 2017 non poteva passare senza ricordare e festeggiare quell’anno ’67 quando quel gruppo di giovani, animati dalla necessità e dalla condivisione dell’amore fraterno e guidati da Federico Pepe, “visionario” e diversamente abile che aveva in mente un grande progetto, decisero di iniziare un cammino arrivato sino a qui con gli ostacoli, gli entusiasmi, le realizzazioni e i limiti che si è portato con se. Una storia durata cinquant’anni che oggi chiede orgoglio, riscatto, nuovo vigore e tutta la saggezza e la forza per terminare un’opera che resta ancora incompiuta.
Al Villaggio della Fratellanza per la festa dei “primi” cinquant’anni ci sono i volti che hanno fatto la storia della Pia Unione, dapprima, e della Fondazione poi. C’è Franco Belardo, Guerino Grimaldi, Gaetano Panarea, Margherita Molfetta che hanno saputo da sempre tenere alta la testimonianza e la memoria di Fedeico Pepe. Ci sono le giovani leve, gli iscritti che arrivano dalle altre zone del territorio. C’è il sindaco di Sant’Anastasia Lello Abete assieme agli altri anastasiani che sono rimasti vicini al cammino della Fondazione in tutti questi anni di turbolenza e d’impegno. E c’è anche il nuovo presidente, eletto da pochi mesi che, in realtà segue l’U.A.L.S.I. da più di sei anni avendone la guida spirituale. Don Erasmo Napolitano è piuttosto schivo. Sta attento alle parole e quando sente che vogliamo registrare qualche sua impressione in occasione dei “primi” cinquant’anni ha persino un moto di sgarbo anche se, dicono, sia in realtà assai garbato non foss’altro perché il sacerdozio compendia il bisogno e la necessità di accogliere chiunque si ha la fortuna di incontrare per farlo sentire a casa. L’impatto non è dei migliori ma, poco dopo, in occasione del primo discorso pubblico e ufficiale a porte aperte, aperte anche a chi non è iscritto all’U.A.L.S.I. e a chi ha deciso di scrivere un articolo per la festa dei cinquanta, il tono è al massimo. Don Erasmo Napolitano parla subito dopo il sindaco Lello Abete e invita tutti i presenti a non essere nostalgici, a non rassegnarsi, a dare ciascuno quel che può e sa dare. Ricorda, leggendo sul totem, le parole che Federico Pepe pronunziò davanti alla grotta di Lourdes in occasione del suo primo viaggio in Francia. Un discorso breve, ufficiale, come si conviene al tono che don Erasmo Napolitano vorrà dare alla sua presidenza. Lo segue, visibilmente più commosso e senza nessun tipo di filtro, come nel suo temperamento, Franco Belardo, a cui va il nostro ringraziamento per essersi lui reso disponibile ad alcune considerazioni che ha voluto condividere con noi. Franco ricorda il grande valore della storia passata, esalta, come nel suo intervento ufficiale, la figura di Federico Pepe e la responsabilità di portare a termine un percorso che deve ancora compiersi. Vecchia e nuova guardia nei grandi spazi del piano terra di cui il Villaggio della Fratellanza può disporre sono accomunate dalla stessa aria di festa. Il bilancio di questi anni, come non poteva essere diversamente, è a tinte miste. Le ultime sono date dalle diverse mobilitazioni che ci sono state in questi ultimi anni per “parare i colpi” e completare il Villaggio della Fratellanza. L’impegno delle istituzioni, il dibattito interno alla Fondazione, il calo nel numero dei partecipanti ai pellegrinaggi sui treni bianchi, alcune dissidenze, il grande valore delle cose che si sono fatte e di quelle anche ancora dovranno farsi. Persino gli appelli che si sono raccolti coinvolgendo artisti, attori, politici, cantanti (uno tra tutti Gianni Morandi del quale vi proponiamo l’appello) rimasti purtroppo senza un prosieguo, senza quella chiara volontà a volerli “usare” per il comune obiettivo.
Equilibrio tra le diverse volontà che hanno animato e animano la vita dell’U.A.L.S.I. il Villaggio della Fratellanza continuerà a rappresentare, tra un treno bianco e l’altro, la grande scommessa del prossimo futuro: la creazione di quella casa comune d’accoglienza e di supporto per quei tanti disabili che sono nell’U.A.L.S.I. o che ad essa potranno arrivare assieme ai volontari e ai tanti sostenitori che in questi anni, pure, si sono fatti sentire. Se davvero questo Villaggio potrà diventare un “bene comune” frutto diretto di una lungimiranza che Federico Pepe seppe avere lo sapremo nei prossimi anni. Quei tanti che si sono adoperati a turno per la realizzazione di un progetto ambizioso e lodevole andrebbero ricuperati e magari ricoinvolti. Ricuperati e coinvolti andrebbero anche tutti quegli anastasiani a cui si è rivolto, con il suo solito garbo, lo stesso Franco Belardo quando gli abbiamo chiesto quella impressione a caldo sui “primi” cinquant’anni negataci dal neo presidente don Erasmo Napolitano che avrà modo, confidiamo, di entrare di più nel ruolo pubblico e nel tono che sarà chiamato a vivere. Ci piace, oltre ogni nota, sottolineare come felice appunto di un traguardo importante, quali sono i primi cinquant’anni di vita, l’entusiasmo dei più giovani che si è visto e sentito. Di Pina Calà e di tanti altri suoi coetanei che, siamo sicuri, sapranno dare alla vita dell’U.A.L.S.I., oltre alle belle coccarde dispensate per la festa, nuova linfa vitale senza perdere nulla delle qualità e dell’esempio di Federico Pepe e di tanti altri, presenti alla festa, che in questi anni hanno saputo onorare il cammino della Pia Unione e della Fondazione.